EXIBART prize 2020
catalogo finalisti
PREMIO MARCHIONNI 2020 - Sezione Grafica
mostra itinerante
MUSEO MAGMMA di Villacidro
Cà la Ghironda di Bologna
Collegio Raffaello di Urbino
Parteno 'e Bastiménte
mostra visiva e sonora di Stefania Raimondi e Angela Colonna
Castel dell'Ovo - Sala delle Carceri
Napoli
La mostra è promossa dall'Assessorato
alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli
dal 15 dicembre 2019 al 2 febbraio 2020
Castel dell’Ovo
Sala delle Carceri, via Eldorado 3, Napoli
Installazione:
trentasette tavole e soundscape composto da
due tracce audio di 12 e 13 minuti che si alternano
in loop.
Allestimento:
arch. Nando Malasomma,
arch. Fiorenza Spinelli Barrile
I lavori in mostra si distinguono in due gruppi:
legni e incisioni.
Tecnica utilizzata per le tavole di legno:
carboncino e acrilico.
Tecnica utilizzata per le incisioni:
gesso lavorato con punte per acquaforte e puntasecca e olio per rendere visibili i segni ottenuti.
Attraverso la stratificazione di velature di colore e l'addizione e sottrazione di segni, si compone poi l'immagine.
Parteno ‘e Bastiménte è il titolo della personale di Stefania Raimondi e Angela Colonna.
A cura di Chiara Reale, promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, in mostra nella Sala delle Carceri di Castel dell'Ovo a Napoli.
Una zattera in mezzo al mare, Megaride, su cui sorge uno dei castelli più antichi di Napoli, Castel dell'Ovo. Sotto di esso un ventre in tufo, la Sala delle Carceri, luogo pieno di fascino e mistero.
Fra queste pareti riecheggiano la Storia, quella dei libri, quella dei miti, quello della Sirena Partenope che narra di come in questo luogo venne sepolta, ma anche le storie di gente comune, di napoletani, stranieri e migranti. Persone che hanno vissuto a Napoli una vita intera e persone che ci sono rimaste solo un giorno portandosene però il ricordo dentro. Storie che nessuno conoscerà mai, che non hanno volti e non hanno nomi.
L'istallazione site-specific Parteno 'e bastiménte unisce tutte queste storie: quelle vere, quelle inventate, quelle dei grandi personaggi, quelle delle persone semplici.
Fra immagini che affiorano, incise su gessi, legni e cartoni e suoni lontani di musiche antiche, lingue che si intrecciano, rumori del quotidiano, la mostra è un percorso attraverso cui perdersi nel più profondo e insondato senso dell'essere.
L'installazione si compone di trentasette tavole di medio formato (incisioni su gesso, carboncino e olio su tavola), ciascuna delle quali racconta un'emozione, un gesto, una pausa, un momento vissuto. Complementare è il paesaggio sonoro, polifonia di suoni, racconti, voci, raccordati da un antico canto che fa da filo conduttore al percorso espositivo e crea un dialogo ideale con il luogo, le carceri, rendendolo parte integrante dell'opera stessa.
“La mostra è un viaggio interiore” – spiega Stefania Raimondi – “che invita il fruitore ad entrare in un mondo in cui il vissuto personale, della città e delle persone si compone nel mosaico le cui tessere compongono figure che lentamente emergono dal supporto e con esso collaborano.”
“Per questa mostra ho realizzato un intervento sonoro site specific sul soundscape di Napoli” – prosegue Angela Colonna – “Nonostante la polirumorosità rappresenti ormai la tonica acustica persistente delle nostre città occidentali, legata al traffico e all'inquinamento di aerei e motori in genere, ogni luogo conserva ancora delle sue sonorità peculiari, un suo paesaggio sonoro identitario”.
Una composizione di field recordings, registrazioni effettuate sul campo, rumori ambientali, schiamazzi di ragazzini, vociare di uomini e donne, interviste, accenni di musiche e canti, elaborati e montati digitalmente, compongono il “quadro sonoro” che costituisce l'intervento di sound art dell'artista che vive e lavora a Venezia.
“Alla sovrapposizione materica e alla stratificazione di segni e significati delle tavole pittoriche di Stefania Raimondi fa eco la stratificazione delle tracce sonore: dal flusso polifonico e polirumoroso del paesaggio sonoro emergono qua e là frammenti di racconti, parole significanti, sciabordii carezzevoli del mare attorno al castello, intrecciati ad una antica melodia fil rouge che tutto accoglie ed armonizza e che riattiva memorie acustiche collettive”.
Il lavoro delle due artiste è da considerarsi quindi di valenza unica, imprescindibile fra l'altro dallo spazio in cui sussiste: la sala delle Carceri e, più ampiamente, il Castel dell'Ovo e l'isolotto di Megaride
Foto di Angela Colonna